Napoli è più che una città, è un palcoscenico dove viene allestito uno spettacolo che ha per protagonisti donne e uomini capaci di interpretare la vita quotidiana come se fosse un soggetto. Anche se non è vero che tutti i protagonisti sono alla stessa altezza, e che lo spettacolo – sia esso sceneggiata, macchietta, commedia o tragedia o tutte queste cose “ammischiate” – è sempre da applausi.
Ma questa volta avremmo pagato qualsiasi prezzo per un biglietto in prima fila allo spettacolo che era stato allestito oggi dalla Cisl partenopea e che gli interpreti hanno stravolto, buttando via il canovaccio preordinato. Quella che doveva essere l’ennesima replica di un noioso copione, l’ennesimo incontro con l’ennesimo candidato a sindaco che veniva a recitare l’ennesima tiritera di propaganda ed a promettere per l’ennesima volta di fare tutte cose giuste e nessuna sbagliata, è stata trasformata in una scoppiettante commedia degli equivoci, o qualcosa del genere.
Il candidato del cento destra Catello Maresca si è infatti presentato con quella che la Cisl, non solo partenenopea, aveva bollato come la strega da bruciare simbolicamente sul rogo, ordinando che ne sparisse anche il ricordo: Lina Lucci, ex segretaria regionale poi commissariata e quindi denunciata con l’accusa di aver usato per scopi personali soldi dell’organizzazione. Solo che, invece di uscire distrutta dal processo come voleva il copione scritto a Via Po 21, lei è uscita del tutto assolta; ed anzi ha potuto dimostrare che chi l’ha denunciata, cioè il commissario Ragazzini, godeva di condizioni forse più favorevoli delle sue in relazioni alle esigenze abitative (come si vede in un breve ma importante passaggio della puntata di Report “Gli insindacabili”). E dimostrando che, in generale, le cose di cui le caste Susanne d’ambo i sessi l’avevano accusata quasi arrossendo di pudore nel riferire di tanta svergognatezza erano in realtà “prassi consolidate, comuni e accettate” nella Cisl, come è scritto nella sentenza che l’ha assolta “perché il fatto non sussiste”.
Lina Lucci (non l’abbiamo vista, ma ci possiamo immaginare la scena) ha fatto così irruzione in quella sala che un tempo era casa sua col piglio di chi rientra a testa alta in faccia a chi aveva cercato di schiacciarla, e non c’è riuscito. Ed è rientrata con l’autorevolezza di chi non solo accompagna un ospite importante, ma viene chiamata a parlare a suo nome in relazione ai problemi del lavoro, come ha fatto Maresca invitandola a prendere la parola. Il che è stato troppo da sopportare per quel Gianpiero Tipaldi (più “bad looser” all’americana che “malamente” alla napoletana) già intervistato da Report senza aver fatto una bellissima figura e già protagonista indiscusso della caccia alla strega Lina.
“L’ospite è sacro, ma le regole erano chiare: parlava solo il candidato”, ha detto Tipaldi, calpestando millenni di civiltà partenopea che non sopporta alcuna congiunzione avversativa “ma” accanto al dovere dell’ospitalità e rifugiandosi dietro a regole certo non inderogabili per nascondere la scortesia grave nei confronti di chi era stato invitato. Che a quel punto ha lasciato Tipaldi e i suoi a discutere fra di loro (a questo link potete leggere la cronaca dei fatti di fanpage.it).
Giù il sipario, applausi agli interpreti chiamati sul proscenio.
Resta solo da capire se la discesa in campo con il centro destra a Napoli di Lina Lucci segnerà una divaricazione politica da Raffaele Bonanni, già suo grande sponsor come segretaria regionale, che invece si è accasato da Calenda. Forse sì, ma forse no. In fondo possono succedere tante cose, e tanti percorsi possono tornare a incontrarsi. Soprattutto per chi dimostra di saper interpretare la propria parte con personalità, giuste o sbagliate che siano le scelte politiche fatte.
Siccome sono di sinistra, mi dispiace che la Lucci si presenti con la destra, pero’ mi immagino la faccia dei sindacalisti Cisl ( o Fnp non ho capito bene) quando e’ entrata nella sede sindacale e quando il candidato sindaco voleva darle la parola. Imbarazzante.
Napoli…Lucci e…
Come disse Eduardo, in via Medina sono abituati a portare la coscienza in lavanderia.
https://www.fanpage.it/napoli/comunali-2021-maresca-va-alla-cisl-con-lina-lucci-ma-rinuncia-a-parlare-per-le-proteste/
Per poter portare la coscienza in lavanderia, la devi avere la coscienza…non mi risulta che squali di quella portata possano essere dotati di un coscienza….
Un sottosegretario che dice di controllare il capo della guardia di finanza.
Che tratta le nomine con un imprenditore che lui dice essere vicino ai servizi segreti e che gli “fa paura”.
Che stringe il legame tra il primo partito d’Italia, il sindacato della destra e una galassia di soggetti orgogliosamente fascisti.
Questo e molto altro nella seconda puntata di Follow the Money, magistrale lavoro di Sacha Biazzo, Marco Billeci, Luigi Scarano e Arsenio Imperioso, che è un privilegio anche solo vederli lavorare, figurarsi lavorarci assieme.
Buona visione!
https://www.youtube.com/watch?v=D2x26EcDP-o
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Grazie della segnalazione per l’interessante servizio. Dobbiamo però farti un piccolo richiamo; hai usato lo spazio del “nome” come se fosse l’oggetto del tuo intervento, indicando il nome di una delle persone oggetto del servizio, cioè il sottosegretario Durigon.
Quello spazio è come una firma, anche se può essere lasciato in bianco (per il commento anonimo) o può essere inserito uno pseudonimo. Se indichi il nome di un’altra persona, è come se tu attribuissi quello che dici a quella persona, in questo caso il tuo commento al sottosegretario Durigon.
Sembra una sciocchezza, ma siccome ci sono avvocati (e qualche avvocaticchio) che leggono questo blog per romperci le scatole, è bene attenersi strettamente alle regole.
Comunque grazie della segnalazione del bel servizio, che nella seconda parte tocca un problema di rappresentatività sindacale che è strettamente attinente ai temi di questo blog.
il9marzo.it