Ci sono alcuni che pensano che erogare servizi sia la nuova frontiera del sindacalismo nel XXI secolo.
Ad esempio, il 5 luglio scorso la Cisl ha presentato in pompa magna Aletheia, la holding (controllata al 100 per cento dal sindacato dei bancari che fa capo a Giulio Romani) che è stata designata ad essere il “broker di riferimento” di tutte le strutture della Cisl. Cioè a fornire servizi finanziari.
Ma perché una confederazione sindacale ha bisogno di una holding che si occupa di intermediazione d’affari? Come mai la Cisl lega il suo brand (il termine è quello usato dal segretario organizzativo di Via Po 21) ad una struttura controllata dalla First? E perché una holding finanziaria, cioè una società che ne controlla altre, invece di una semplice società di servizi?
Secondo Piercesare Bottegal, presidente della holding della First, il fatto è che “il tema dell’adesione ideologica è sempre più spento”, e quindi se vuoi che la gente si iscriva al tuo sindacato gli devi offrire servizi migliori degli altri (così al minuto 4.30 di questo video, nel discorso di presentazione ufficiale della holding).
Questa filosofia sindacale non l’ha inventata Bottegal né Romani (intendiamo quello della First, non certo Mario Romani): a livello internazionale questa strategia è nota come “servicing”, ed è il contrario dell’ “organizing”.
Per chi dice che il sindacato oggi si fa con i servizi (servicing), gli iscritti sono dei clienti: gente da trattare bene, sennò quelli vanno da un’altra bottega e portano lì i loro soldi (a un altro sindacato o sul mercato che offre servizi dello stesso tipo). Per chi dice che il sindacato si fa con le politiche organizzative (organizing), gli iscritti sono soci da coinvolgere e mobilitare.
La prima logica è quella dell’iscritto come utilizzatore finale del servizio, la seconda (che non ha nulla di “ideologico”, anche se Bottegal non lo capisce) è quella della partecipazione democratica del socio nel sindacato. Mario Romani aveva insegnato a guardare alla seconda prospettiva, quando ancora non si chiamava organizing, Giulio Romani preferisce la prima. E come lui la pensa Via Po 21 che gli appalta il servizio di brokeraggio.
Ora, è chiaro che tutti i sindacati del mondo hanno sempre offerto servizi ai soci. Ed è naturale che un sindacato di bancari sia esperto di servizi di questo tipo.
Ma è altrettanto naturale che ci debbano essere dei criteri da rispettare, dei limiti alla finanziarizzazione del rapporto fra il sindacato e i soci, che altrimenti diventano il “parco buoi” come i piccoli azionisti in borsa.Tanto più in un momento in cui temi come il welfare aziendale o le forme integrative di sicurezza sociale che possono essere contrattate collettivamente alimentano l’appetito degli operatori finanziari. Che possono entrare nel settore alleandosi con i sindacati, ma per fare profitti, non servizi ai lavoratori.
E soprattutto, l’organizing costa, il servicing, quando funziona, porta denaro. Ed il denaro, se e quando diventa il fine perseguito anziché lo strumento di cui ci si serve, è un grosso problema per chi deve rappresentare i lavoratori.
Il tema è presente, sia pure con formulazioni non chiarissime, anche nel codice etico della Cisl: dove si parla di evitare i conflitti con gli interessi dei lavoratori rappresentati, di gratuità delle cariche e altre cose belle. Regole sacrosante, che però sembrano scritte più per qualche piccolo ente bilaterale che per una holding.
Riusciranno quelli della holding Aletheia ad attenersi sempre a queste indicazioni? Glielo auguriamo e ce lo auguriamo.
Il servicing può essere funzionale all’acquisizione di nuovi iscritti in contesti economici e sociali di scarsa o nulla concorrenza commerciale (p.es sindacati di paesi in via di sviluppo), o di pesantezza burocratica (lo vediamo adesso che la denunzia dei redditi arriva precompilata i Caf perdono terreno, e se posso controllarmi la posizione all’INPS da casa non vado all’INAS).
Altrimenti in realtà come la nostra ci sarà sempre un altro fornitore di servizio più attrattivo (per costo, per qualità del servizio, per induzione pubblicitaria….) Solo con l’adesione “ideologica” si decide di comprare un caffè equo e solidale anche se costa di più, ci si iscrive a un Gruppo di Acquisto Solidale anche se devi andare a ritirare la cassetta della verdura il venerdì sera, ecc…
Ma poi, non c’era già Marte? come è andata a finire?
Le ultime notizie rese pubbliche su Marte erano queste: http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/assicurazioni-sindacali-societa-attiva-business-assicurativo-marte-74537.htm
Sul sito di first tv rigorosamente minuscolo, si dice che Aletheia prosegue l’attività di Marte broker, quindi par di capire che quest’ultima sia stata assorbita e non esista più.
http://www.firstcisl.tv/cisl-e-first-cisl-crescono-insieme-nel-mondo-dei-servizi-agli-associati-2/
Completamente d’accordo con tutte le considerazioni del commento precedente.
MA IN FIST NESSUNO NE SA MOLTO E SI DOMANDANO CHI HA DELIBERATO?
CI SONO IN BALLO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO E AFFARI CON LA CONTROPARTE DATORIALE.
CI DICONO CHE NESSUN ESECUTIVO FIRST E CISL HA DELIBERATO QUALCOSA IN MERITO
CHI HA DECISO?
Sulle pagine facebook di diverse first locali, da Udine a Ragusa, è scritto che l’iniziativa e la decisione su Aletheia le hanno prese in first nazionale. Ora non facendone parte, di tale organizzazione, non so se questa sia prassi comune, ovvero se decidono a livello nazionale e di conseguenza il risultato viene applicato a tutti, senza chiedere un consenso esplicito, una votazione in ordine del giorno dei direttivi ecc… Che in materia così delicata e ‘appetitosa’ per i soldi che girano, mi par strano, oltre che una mancanza assoluta di trasparenza e/o democrazia.
Marte è stata totalmente inglobata nella nuova Aletheia Broker. Praticamente non esiste più. Il nuovo Broker è stato creato per entrare alla grande nei Fondi Cisl. di servizi neanche a parlarne. il fine è solo quello!!