L’angolo della posta: “centralismo democratico” e “ad un anno dallo scandalo”

Pubblichiamo due lettere, una da Cremona ed una da Savona,

La prima riguarda la deriva, definita opportunamente “centralismo democratico” nella Fnp e nella Cisl. Opportunamente perché anche nei sistemi a centralismo democratico si conserva il principio dell’elezione dal basso, ma i dirigenti sono responsabili verso l’alto e dall’alto sono controllati. Come accade sempre più anche nella Cisl.

La seconda è una constatazione sul fatto che, ad un anno dalle dimissioni di Raffaele Bonanni, la situazione della trasparenza nella Cisl fa più passi indietro che avanti

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Centralismo democratico nella Fnp

Ho partecipato per la prima volta il 6 di novembre ad un’assemblea dell’Interlega di Cremona, che comprende oltre al capoluogo sette comuni dell’intorno. Oggetto della riunione era la trasformazione dell’Interlega in Rappresentanza Locale Sindacale (RLS), nonché l’elezione degli organi direttivi della stessa. Questa trasformazione fa parte di un progetto più ampio di riforma organizzativa elaborato dalla Cisl, che avrebbe lo scopo di creare un sindacato più snello e più centrato sui luoghi di lavoro e sul territorio.

Ero quindi interessato a capire in che modo, al di là del cambio del nome, si concretasse il riavvicinamento del sindacato ai luoghi di vita dei pensionati. E in che modo si intendessero responsabilizzare i soci nel governo del rinnovato organismo, considerato che una delle tesi confederali per la riforma dice che “l’organizzazione deve essere una palestra di democrazia”.
Ma alla fine della riunione sono rimasto molto deluso.

Non è cambiato solo il nome di “lega”, che pure aveva un valore storico e simbolico, ma anche la sua funzione: la RLS è diventata un asettico “centro di riferimento e strumento di proselitismo”; non elegge più un “Direttivo” (come avveniva nella Lega) ma un “Coordinamento” che è un semplice “strumento di partecipazione e di condivisione”; non ha più il potere di eleggere il suo “Capolega”, in quanto il “Coordinatore” viene “nominato dal Consiglio generale della Fnp su proposta della Segreteria della Fnp”.

Anche il numero delle vecchie leghe (oggi RLS) è stato cambiato: erano 64 e sono state ridotte a 38, decisione che mi sembra in contrasto con lo scopo di riavvicinare il sindacato al territorio.

Al momento delle votazioni per il Coordinamento, la Segreteria ha presentato una lista già predisposta, che consentiva ai soci ben poche facoltà di scelta.

In conclusione, mi sembra che la riforma delle leghe abbia introdotto nella Fnp una forma di centralismo democratico, che avrà l’effetto di aggravare la crisi di partecipazione alla vita sociale, ormai manifesta nei confronti della politica e delle istituzioni, ma insidiosamente presente anche nella vita dei sindacati (non solo nella Cisl).

Come dimostra l’assemblea dell’Interlega Fnp del 6 novembre, dove su oltre tremila iscritti hanno presenziato e votato una quarantina di persone: l’1,3% dei soci.

Lettera firmata

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AD UN ANNO DALLO SCANDALO LA SITUAZIONE E’ PEGGIORATA

Per chi ne avesse perso memoria riportiamo la definizione di cos’è la cisl tratta da Wilkipedia:
La Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) è una confederazione autonoma dal suo retroterra politico e confessionale ma di ispirazione CRISTIANA-CATTOLICA.
La puntualizzazione si è resa necessaria per rendere più chiaro lo sviluppo dell’esposizione che segue.
Riassumendo l’ultimo anno di sindacato possiamo dire che:
dallo scandalo Bonanni ad oggi non è stata fatta chiarezza e ancor meno la necessaria, dovuta e promessa trasparenza; così lo scandalo invece che ridursi si è aggravato allargandosi all’inverosimile perchè è stato affrontato in modo dilettantistico, superficiale ed arrogante, proponendo come linea di difesa l’attacco.
Quando tutti sanno che questa linea è considerata, quasi sempre, quella dei disperati cioè di chi non ha più niente da perdere oppure non ha o non sa produrre argomenti convincenti per confutare le accuse.
Ad oggi possiamo dire che la posizione dell’oligarchia confederale si è cristallizzata sull’accusa, allo Scandola-pensiero, di aver arrecato danno all’immagine della Cisl; più precisamente:
“…aver divulgato i dossier dopo che si era deciso e approvato di cambiare le regole! Ai conservatori e ai gattopardi diciamo che non ci fermiamo, e che porteremo avanti il lavoro di ricambio generazionale…Questo Regolamento, che è vincolante e sanzionatorio, sino all’espulsione, rinnoverà il nostro patto associativo”
Un’accusa che fa acqua da tutte le parti anzitutto perché come più volte detto tende a scaricare le proprie colpe su chi le ha semplicemente e doverosamente evidenziate; poi si promettono e a volte millantano provvedimenti dei quali non se ne vede traccia e quando si è fatto è stato solo per ribadire e rafforzare il concetto che certe retribuzioni sono legittime, meritate e dunque non si toccano (al massimo se ne riduce parzialmente l’ulteriore incremento già deliberato).
PER NON ESSERE PROLISSI CI LIMITIAMO A QUALCHE DOMANDA GIUSTO PER RENDERE L’IDEA DEL GRANDE RIFORMISMO ATTUATO FINORA.
Domanda:
a) quale regole sono state finora SOSTANZIALMENTE cambiate? I limiti degli aumenti? Secondo le tabelle pubblicate e mai smentite, non pare proprio.
b) difesa ad oltranza con accuse di conservatorismo e gattopardismo, ovvero di voler “cambiare tutto per non cambiare niente” ma non è proprio quello che segretaria, segreteria, esecutivo ecc. hanno fatto e continuano a fare?
C) proposta di ricambio generazionale con la quale si tocca il massimo livello d’ipocrisia perché, continuano a fingere di non capire che l’ostacolo principale al necessario rinnovamento sono proprio loro perché: primi, unici e diretti responsabili del discredito causato alla Cisl e al movimento sindacale in generale.

Eppure, nonostante questo squallore, qualcosa di grosso e grave è accaduto per i nostri arroganti e autoritari dirigenti.
Come era prevedibile, il trattamento riservato a Scandola non poteva passare come atto di giustizia perché si trattava chiaramente di un abuso di potere bello e buono che ricorda tanto il “marchese del grillo”; ebbene come ogni buon Cristiano sa: dove non può la giustizia terrena arriva quella Divina.  Così in questi giorni abbiamo assistito ad un uno-due di Papa Francesco che, seppure indirettamente, ha di fatto tacitato e umiliato svergognandoli i nostri super-manager.
Pensiamo che “La sentenza” di condanna, di seguito riportata, sia senza appello per la signora Furlan e la sua corte; perché emessa da un giudice che in quanto ad etica e morale è ben al di sopra di tutti i comuni mortali essi compresi.
1 “Un credente non può parlare di povertà e vivere come un faraone” (Vedi le tabelle sulle retribuzione degli interessati, pubblicate e mai smentite, comprese anche le nuove che avrebbero dovuto moralizzare i comportamenti)
2 “la vera carità si fa non da quello che ci avanza ma da quello che ci è necessario” (Leggere l’articolo su repubblica del 12 agosto 2015 sul segretario della FNP nazionale Ermenegildo Bonfanti a proposito di pensione, retribuzione e beneficienza)
Il virgolettato è l’estrema sintesi del pensiero espresso in questi giorni da Papa Francesco, non vi pare che incorpori completamente il pensiero Scandolaniano? E che, al tempo stesso, le sagge e durissime parole assumono, per la dirigenza di un sindacato d’ispirazione CRISTIANA-CATTOLICA (che ha avuto e persevera con i comportamenti che conosciamo) un valore a dir poco devastante?
I due casi richiamati sono solo un esempio dello scollamento in atto tra confederazione e federazioni da qui l’urgente necessità di ritornare all’antico restituendo alle categorie autonomia e capacità di fare proposte senza dovere eseguire solo diktat. Il tutto può e deve essere fatto da una giovane classe dirigente che, in quanto tale, avrà il tempo necessario per portare a compimento il nuovo progetto.

Savona, 9 novembre 2015

Luigi Viggiano  FNP

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  1. Per Luigi Viggiano: breve commento soprattutto alla chiusura della lunga lettera, sostanzialmente condivisibile per quanto attiene il rinnegamento dell’organizzazione puramente gerarchica e del centralismo democratico, il ritorno ai principi fondativi – ammesso che qualcuno li conosca e li condivida ancora – e una sostanziale autonomia delle categorie.
    Aggiungerei una maggiore integrazione con i movimentoi – almeno – europei.
    Mi tocca dissentire sull’ultima parte: purtroppo, tutto questo fervore di gioventù ricca di idee intelligenti, provocazioni, coraggio, disponibilità di tempo almeno in Fim Veneto, non li vedo proprio. Vedo invece una grande attenzione a tutto ciò che è forma – le riunioni conviviali; il tacco 15 – vestiti pseudo sexy – abbronzatura, acconciature e trucco stile veline dei poveri da parte femminile, e soliloqui interminabili-incomprensibili da parte maschile. Nelle assemblee gli interventi che denotano interesse e curiosità, ficcanti, senza un’adesione acritica a quanto viene propinato e che quindi denotano capacità di pensiero…sono pochi, dei soliti/e noti e si tratta di persone ragionevolmente mature per esperienza ed età. Che se il sindacato riuscisse a valorizzarle, porterebbero aria fresca ed entusiasmo – sempre più fioco col passar del tempo, visto l’andazzo. Si tratta di caratteristiche che non sono prerogativa giovanile.

    in direzione ostinata e contraria, Fim Veneto

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