Craxi 1989

“Anche se la percentuale bulgara m’imbarazza un po’, vi sono molto grato”. Era il 19 maggio del 1989, e Bettino Craxi, da tredici anni segretario incontrastato del Psi, ringraziava così dopo essere stato appena rieletto dal 45/o congresso del suo partito con 995 voti su 1.077 votanti (“all’unanimità!”, direbbero i nostri amici della Cisl del Veneto).

Pochi mesi dopo, la Bulgaria delle percentuali bulgare e del socialismo reale non c’era più, travolta dall’onda della caduta del muro di Berlino.

Pochi anni dopo non c’era più neanche il Psi delle percentuali bulgare, né il suo segretario.

Da un po’ di tempo a questa parte, sembra che nella Cisl tutto debba essere deciso con percentuali bulgare (o “all’unanimità” veneta, e senza neppure quel po’ di imbarazzo che perfino uno come Craxi provava a vedere che in un grande partito non esisteva un benché minimo dissenso).

E quando un congresso vota dividendosi fra favorevoli e contrari, scatta subito il cordone sanitario per evitare il contagio: il comitato esecutivo vota (all’unanimità) il commissariamento, la Cisl-Probiviri ratifica prontamente (all’unanimità) e poi se ne lava le mani, i segretari regionali della Federazione commissariata le mani le battono al commissario (e “alla Unanimità”, con tanto di inutile maiuscola) …

Noi ci battiamo perché nella Cisl si possa tornare a votare senza vincoli gerarchici e senza unanimismi.

Perché l’unanimità non è il valore fondante nella storia della Cisl. La libertà sì.

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