445 su 617

Chi volesse capire perché il commissariamento ed il commissario della Fai non ci piacciono, può farsene un’idea leggendo sul sito della Federazione la notizia sul “corso nazionale di formazione per giovani sindacalisti” che si è svolto dal 22 al 24 luglio presso il centro studi di Firenze, “organizzato dalla Federazione in collaborazione con la Fondazione Giulio Pastore”.

Il comunicato consta di 617 parole; di queste, 445 riferiscono del discorso finale del commissario (contare per credere). Il resto, mancia.

Più o meno, si tratta di una maggioranza qualificata dei tre quarti (come quella che è clamorosamente mancata nella notte dell’Ergife per sciogliere la Fai). Quindi, quando si chiama una trentina di giovani per un corso (breve) sul sindacato, l’unica cosa importante sarebbe la (non breve) conclusione del commissario.

D’altra parte, non sfuggirà a nessuno che ci segua da un po’ di tempo il motivo di tanta incontinenza verbale proprio sul tema della formazione: fino al commissariamento ed alla (successiva e non necessaria) occupazione della fondazione Fisbafat da parte del commissario, la formazione della Fai la faceva una Scuola nazionale affidata un tempo al professor Silvio Costantini, poi al suo successore, Giampiero Bianchi. Una storia interrotta dal commissario-presidente (con la complicità plaudente di segretari e sub-reggenti regionali) licenziando Bianchi con motivazioni e toni villani.

Ora il commissario deve dimostrare che da quando c’è lui, le cose vanno meglio. A dimostrarlo ci sono le foto col ministro Martina, ci sono i risultati delle elezioni al consorzio del pomodoro di Fontanellato, ci sono convegni con due nuovi personaggi portati dal commissario come i professori Sapelli e Canali, addirittura ci sono le presentazioni delle piattaforme contrattuali (una cosa mai successa alla Fai in tutta la sua storia)! Tutti eventi arricchiti dalle immancabili conclusioni del commissario che così marca il territorio e mette il cappello sopra a tutto, raccontando poi in giro che grazie a lui ora la Fai funziona.

L’ultimo di questi eventi speciali organizzati dal commissario e che prima non c’erano è questo bel corso di formazione, in collaborazione con la prestigiosa Fondazione Giulio Pastore, qui rappresentata dal suo presidente in persona, il professor Aldo Carera.

Chi ha bazzicato la Fai negli ultimi tre o quattro decenni, sa però che si tratta proprio dello stesso prof. Carera che si occupa della formazione della Fisba e poi della Fai fin dai tempi di un signore che si chiamava Renzo Cattaneo (in Lombardia forse c’è ancora qualcuno che ricorda chi era costui…), poi col professor Costantini ed ininterrottamente fino ad oggi. Così come si ricorderà che dalla fine degli anni ’80 fino al commissariamento, la formazione è stata realizzata da un trio (tipo Aldo, Giovanni e Giacomo…) composto da Aldo Carera, Giovanni Graziani e Giampiero Bianchi. Le stesse tre persone che fin da allora fanno capo anche alla Fondazione Giulio Pastore e ne hanno animato molte delle iniziative (formative e culturali) degli ultimi anni.

Ora che Bianchi è stato licenziato (con toni ed argomenti villani) e Graziani ha sbattuto la porta dimettendosi e ricorrendo contro il commissariamento in tutte le sedi, l’espressione magniloquente “corso organizzato dalla Fai in collaborazione con la Fondazione Giulio Pastore” vuol dire solo che il povero professor Carera, nonostante l’età e qualche acciacco, e nonostante impegni accademici e quelli legati alla Fondazione e ad altre attività che svolge per la Cisl e dintorni, è tornato a dover correre su e giù per l’Italia (di solito in tandem con qualche esperto sindacalista di provenzienza Fat) come faceva da ragazzo per fare tutte quelle cose che prima potevano fare Bianchi e Graziani.

Tanta fatica gli viene chiesta in maniera che poi il commissario ci possa mettere il cappello sopra e possa marcare il territorio con le sue “brevi” conclusioni ed i comunicati sul sito della Fai in pieno stile “culto della personalità” (e con foto del corso in cui il commissario si piazza bene al centro, mentre lui quasi si nasconde, in fondo a destra).

Sinceramente proviamo una forte solidarietà per l’amico Aldo ed il momento difficile (ma non quanto quello di Giampiero Bianchi) che sta vivendo.

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