Puntuali come il caldo d’estate, arrivano le lettere anonime.
Non appena la Fai si avvicina al possibile congresso di fine commissariamento (che però non sarà una festa, perché il commissario si è autoinvitato a rimanere, fra l’entusiasmo di qualche segretario regionale che punta a sua volta a restare al suo posto e, perché no, a tentare uno scatto di carriera) ecco che riappaiono missive non firmate, come quella che ha accompagnato all’uscita Bonanni e quella che ha preceduto (e quasi preannunciato) l’uscita di Cianfoni.
Ma quelli erano bersagli più grossi. Ora i nuovi messaggi, più modestamente, si limitano a condizionare la scelta delle quattro damigelle della segreteria che faranno da cornice alla reginetta di bellezza venuta da Via Po 21, ad oggi unica candidata ad essere incoronata.
Questa volta, si tratta di accuse sull’uso improprio di risorse che sarebbe stato fatto in una provincia del Mezzogiorno, dove il commissario ha subito provveduto a mandare gli ispettori; non una Federazione provinciale qualunque, ma il territorio di provenienza di uno dei dirigenti il cui ingresso nella nuova segreteria della Fai era stato dato per scontato nelle scorse settimane.
Ormai, lo dicevamo qualche giorno fa, se uno mette il proprio nome e cognome su accuse precise e circostanziate, finisce deferito ai probiviri (ma questo ve lo raccontiamo meglio più avanti); mentre chi vuole raggiungere il proprio scopo, scrive una lettera senza firma, (magari con tre iniziali, tipo C.d.L.) ed ottiene, direttamente o indirettamente, l’effetto desiderato.
Chi si firma, e non si ferma, è un signore iscritto alla Fnp che si chiama Fausto Scandola. Il cui nome è comparso prima in fondo ad una lettera al segretario generale della Cisl che ha sollevato il problema dei redditi (giudicati complessivamente eccessivi) di dirigenti nella Cisl e negli enti collegati; poi nella stessa lettera, accompagnata da ulteriori particolari girata ai componenti dell’esecutivo della Cisl. La stessa firma si legge ora sotto al testo del suo intervento al Consiglio generale dell’Unione sindacale Cisl di Verona del 30 giugno scorso. Un bell’intervento, nel quale difende le sue ragioni dopo essere stato deferito ai probiviri con un atto firmato da tutta la segreteria confederale della Cisl (sì, avete capito bene: deferito dalla segreteria chi chiede chiarezza e trasparenza) e dopo essere stato attaccato dall’esecutivo della Cisl di Verona.
Cosa dice in quell’intervento, ve lo racconteremo meglio la prossima volta. Per ora vi diciamo solo che è un intervento circostanziato e per nulla fumoso, che ribadisce le ragioni già espresse e le rafforza con altri dati, e che si chiude con la sua firma e con le parole “Non mollo”.
La prima domanda che sorge spontanea è allora la più semplice: perché? Perché una lettera anonima provoca l’intervento moralizzatore della confederazione, mentre dichiarazioni firmate e circostanziate non provocano nulla, se non il deferimento dell’autore ai probiviri con l’autorevole firma di Biancaneve e di tutti e sette i nani?
(Fine della prima puntata)