“C’era ‘na vorta ‘n re che dar palazzo …

… mannò fora a li popoli st’editto”. Comincia così uno dei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, poeta romanesco. Il terzo verso del sonetto, quello che fa rima con “palazzo”, è più noto per la citazione che ne fa Alberto Sordi-Marchese del Grillo.

La poesia prosegue descrivendo l’editto del re, con la pretesa di comandare su tutti e di disporre della vita, della morte e dei beni dei sudditi, Lo stesso re incarica poi il boia di andare a portare in giro l’editto, chiedendo a tutti se siano favorevoli o contrari. Con la prevedibile conclusione:

“e arisposeno tutti: è vero, è vero!”

Vista la conclusione, sorge spontanea una domanda: non è che il Belli conosceva i segretari regionali della Fai?

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