Le carte cantano

C’è qualcosa che non torna nel racconto sulla Fai commissariata che gira per la Cisl.

Secondo questa versione, grazie al commissariamento, e solo in questo modo, sarebbe stato scoperchiato un pentolone di appropriazioni e altre cose poco edificanti; il che giustificherebbe ampiamente il pugno duro usato dal commissario. E squalificherebbe chi gli si oppone, come facciamo noi con questo sito (peraltro di grande successo…)  e con l’impugnazione del commissariamento.

Invece le cose stanno in tutt’altro modo. Almeno per quanto riguarda noi. E lo dimostra inoppugnabilmente il ricorso al collegio dei probiviri della Cisl contro il commissariamento della Fai presentato dal sig. Giovanni Graziani (e non accolto dalla Cisl-Probiviri). E, per quanto riguarda il commissario, lo dimostra il comportamento tenuto contro Maurizio Ori.

Il punto 7 del ricorso di Giovanni Graziani, che indicava uno degli argomenti inoppugnabili che la Cisl-probiviri nel suo lodo ha saltato uno dopo l’altro come neanche Maradona sapeva fare (ma resta tutto scritto, per cui carta canta e vilan dorme) sottolineava che la Fai era stata commissariata perché il congresso aveva bocciato una mozione che prevedeva non solo lo scioglimento della Federazione ma anche una (un po’ bizzarra) disposizione per la nomina di due commissari liquidatori del patrimonio della Federazione nelle persone di Augusto Cianfoni e Fabrizio Scatà (mentre lo statuto prevede la delibera sulla destinazione del patrimonio, non la nomina di commissari liquidatori con mano praticamente libera).

Oggi che il commissario ha deferito (dopo otto mesi, durante i quali si è rigirato le carte fra le mani) Augusto Cianfoni ai probiviri perché sia espulso (ma non si arriva mai all’espulsione; chi rischia di solito si dimette dall’organizzazione prima della sanzione) dovrebbe essere chiaro che cosa avrebbe significato approvare quella mozione.

Chi ne ha impedito l’approvazione, cioè i 171 che a voto segreto non l’hanno votata (91 contrari, 7 schede biache e nulle, 73 assenti) ha impedito che la persona ora al centro di gravi accuse (sulle quali ha diritto alla sua difesa e per ora non ci pronunciamo) potesse gestire in piena libertà la situazione patrimoniale della Fai e la transizione alla FaiFilca. E lo potesse fare in una situazione di vuoto giuridico, creata dalla bizzarra decisione di procedere allo scioglimento della Federazione prima dell’unificazione. Qualche maligno potrebbe pensare addirittura che proprio questo era il motivo per cui la Fai si sarebbe dovuta sciogliere a tutti i costi prima della fusione con la Filca (e non, come di regola, a seguito della fusione). Un percorso insolito che, si badi bene, era stato concordato e condiviso da Cianfoni con Via Po 21, che lo ha avallato ancora nella notte fra il 27 ed il 28 ottobre con la presenza del segretario generale all’Ergife, e che sarà ribadito come obbligatorio per la Fai ancora (e all’unanimità) dall’esecutivo nel provvedimento di commissariamento (anche qua, la carta canta ed il villano dorme).

Quindi, altro che meritarsi un commissariamento politico e punitivo perché quando ci vuole, ci vuole (come detto dal segretario generale della Cisl in un memorabile discorso a Brescia); il libero voto del congresso della Fai dovrebbe essere ricordato come un momento alto, nel quale un’istanza democratica ha impedito un grave errore commesso al vertice dell’organizzazione. Ed in particolare dovrebbe essere ringraziata la persona che, nonostante la presenza e le sollecitazioni insistite e un po’ rudi del segretario generale della  Cisl, non ha receduto dalla richiesta di rispetto delle regole e di voto segreto.

Invece quella persona, che si chiama Maurizio Ori, è stata la prima ad essere cacciata senza appello dal commissario (che in giro la racconta in modo diverso, ma anche qui ci sono carte che cantano). E poi gli è stato reso impossibile perfino trovare un’altra collocazione, anche solo come collaboratore presso qualche struttura locale della Fai. E con lui è stato cacciato Giampiero Bianchi. Mentre tanti altri, che pure hano condiviso con Cianfoni la gestione politica della tentata fusione con la Filca, si sono salvati (almeno per ora, ma al loro posto non saremmo sicuri per il futuro, quando saranno diventati inutili).

Ora ognuno può farsi la sua idea. E può raccontarla come meglio crede. Tanto ci sono le carte che cantano.

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2 Commenti - Scrivi un commento

  1. Perché si parla solo dell’esplosione di Cianfoni quando secondo le carte l’espulsione è giunta anche a un certo signor albino gorini???? Siete e non siete un gruppo libero? La legge deve essere uguale per tutti senza differenze !!!
    Se proprio le vostre carte devono cantare allora fatele cantare tutte… E in modo imparziale!!!

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    1. Non ne abbiamo parlato perché per ora non ci sono espulsioni, né per Cianfoni né per altri. Su Cianfoni abbiamo detto che “ha diritto alla sua difesa e per ora non ci pronunciamo”, e la stessa cosa vale per altri. Di più non diciamo perché non vogliamo interferire con i procedimenti in corso.
      Ma soprattutto, la polemica con Cianfoni non ci interessa, perché comunque siano andate le cose, è fuori gioco (come Gorini, che è fuori gioco dal 2008). Mentre noi la polemica la facciamo solo con chi è in gioco; con chi racconta di aver trovato un sacco di imbrogli e caccia due persone oneste come Maurizio Ori e Giampiero Bianchi (e tiene tutti gli altri al loro posto). Contro chi cerca di alimentare la guerra fra Cianfoni e Gorini ed i loro supporters per emergere come il pacificatore della Federazione.
      In altre parole, a noi non interessa Cianfoni né Gorini, né il loro giudice, né i segretari regionali. A noi interessa che un commissariamento illegittimo sia revocato e che il destino della Fai lo scelgano gli organismi democratici legittimati dagli iscritti alla Fai. Interessa che se un congresso vota contro lo scioglimento, quel voto sia rispettato.
      A noi interessa la libertà, non il potere né i soldi. E non cadiamo nella trappola delle polemiche di ieri quando la partita che ci interessa si gioca oggi.

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