Una vecchissima barzelletta (a me la diceva mio nonno materno) racconta che attorno al tavolo, durante il ventennio, un bambino rompe il silenzio della cena in famiglia per chiedere: “Papà, che cos’è il fascismo?”. E il padre: “Zitto e mangia!”.
Poi, alla fine degli anni ’70, quando dal Vietnam scappavano i “boat people” prendendo il mare nella speranza che qualcuno li salvasse prima di annegare (me lo ricordo perché a scuola raccoglievamo le firme per permetterne l’accoglienza in Italia; e una mia professoressa rispose che prima bisognava pensare ai poveri italiani…) il settimanale satirico Il Male pubblicò una vignetta: in mezzo al mare un bambino chiede “Papà, che cos’è il comunismo?”. E il padre: “Zitto e nuota!”.
Mi risvegliano questi ricordi l’aver letto sul supplemento per ragazzi dell’Avvenire che è uscito il libro di Angelo Petrosino “Nonno, che cos’è il sindacato?”.
Lì per lì, per raccontare non la storia ma il presente, mi sarebbe venuta voglia di riciclare la storiella che mi raccontava mio nonno e poi riconvertita e attualizzata dal Male. Solo che lo schema della barzelletta richiede non solo l’ordine di stare zitto (frase che starebbe benissimo in bocca a Sbarra quando, ad esempio, qualcuno gli dovesse chiedere della Filca di Torino invece dei fumosi discorsi sulla partecipazione), ma anche un verbo all’imperativo che faccia scattare il doppio senso e l’effetto comico. Che so, un “zitto e paga!”, perché oggi di certo chi è iscritto non viene invitato a prendere la parola nelle assemblee o negli organi interni, ma è un numero da contare, e sul cui contributo economico poter contare. O un “zitto e vota!”, come quando all’Ergife la signora Anna Maria voleva sciogliere la Fai con un’alzata di mano senza il serio conteggio di favorevoli e contrari imposto dallo statuto e dalla serietà.
Ma una barzelletta dura lo spazio di un attimo. Altrimenti non è più barzelletta, e diventa una vicenda grottesca.
E allora l’unica risposta alla domanda del nipote di Petrosino rischia di essere uno sconsolato “Zitto, e basta”.
Giovanni M. per il9marzo.it
Secondo me è più adatto “Zitto e vota” . Mi sembra molto attuale.
Si potrebbe scrivere anche zitto e mosca!
che dire….la speranza è l’ultima a morire….ma restando nelle frasi storiche dei nostri nonni…..chi vive sperando muore c…..o ovvero un dopo sbarra si sta profilando ma sembra quasi peggio di adesso….per riprendere la speranza di uno che ha scritto in precedenza su un’altro articolo…ma dove sono i veri cislini che hanno fatto la forza di questa organizzazione,dove sono le regioni che hanno gli iscritti veri e si affidano all’assistenzialismo di certe provenienze